Thursday, December 16, 2010

TRADIMENTO

Ci sono volute molte ore di aereo per venire da te, come sempre. La lunghezza del viaggio e’ stata concepita apposta, affinche’ avessi piu’ tempo per pentirmi del mio tradimento.

Ho pensato a quello che mi lasciavo alle spalle- la confortevole sicurezza di una citta’ senza sorprese- che rimpiccioliva sempre di piu’, dietro di me, perdendo quasi di senso, alla sola prospettiva di rivederti.


Mi hai fatto coprire subito. Non mi volevi nuda. Faceva freddo.

Appena ti ho vista, mi e’ tornata in mente la solita, familiare certezza: che tu sia il mio amore impossibile ed eterno.


Eravamo sole, tu ed io, in mezzo ai tuoi complicati grattacieli di specchi, che come occhi mi guardavano ovunque andassi, proteggendomi dallo sguardo indiscreto del sole.

Mi hai portato in tutti i tuoi pensieri, quelli nascosti nei vicoli stretti senza uscita, dietro le case fatiscenti, sulla cima dei cipressi, sulle guglie dei ponti.

Il soffio gelido del tuo respiro si mischiava al profumo caldo degli hot dog agli angoli delle strade, alle luci caotiche di taxi e semafori, ai rumori incessanti della gente che cammina, degli spot pubblicitari, della vita che c’e’.


Sei come un soffio di misteriosa follia, che scorre, impalpabile, attraversando la vita di chi ti desidera, dando l’illusione di esserci, pur non essendoci mai, in realta’, se non nelle sue fantasie.

Sei il grande sogno, l’immensa liberta’, l’idea perfetta che nasce dall'immaginazione di chi ti cerca, quando rincorre la felicita’.


E sara’ che forse il ponte di Brooklyn mi piace piu’ del Golden Gate, o che dal trentaduesimo piano di Central Park West anche i sensi di colpa hanno meno’ gravita’, ma penso che, in fondo, sarebbe un peccato non venire a letto con te.

Almeno una volta, New York.




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