Wednesday, December 22, 2010

Alcatraz

La sera di Capodanno i detenuti potevano sentire le urla di gioia e le risate ubriache provenire dalla liberta’.

Talvolta si udivano persino le guide delle imbarcazioni turistiche parlare di loro: “Guardate: quella e’ Alcatraz, il carcere con i prigionieri piu’ pericolosi del mondo, la feccia della nostra societa’!” (Strano a credersi, ma probabilmente anche un pluriomicida schizofrenico avrebbe potuto offendersi.)

Ogni settimana, dal cortile di ricreazione, potevano ammirare San Francisco e tutta la vita che si erano negati per sempre, vicina chissa’ quanti passi, quante bracciate, quanti respiri.


Eppure, tra l’isola infelice e la terra promessa ci sono i due chilometri piu’ impercorribili nella storia della geografia. In quei due chilometri, solitamente, venivi ammazzato a colpi di fucile, investito da granate o ibernato nelle gelide acque della baia.


Tranne Frank Morris. Che, dopo aver collezionato cucchiai sotto al cuscino per anni ed essersi scavato il buco della salvezza con quel timido utensile senza reputazione, non puo’ essersi congelato nel blu dell’oceano. (E tra lui e gli squali, era piu’ cattivo lui.)


Forse ha trovato la via d’uscita dalla sua isola senza uscita. E vive alla rinfusa in qualche baracca del Sudamerica, fumando davanti alla tivu’ che trasmette una delle tante versioni della sua leggendaria evasione. Ha pensato persino di chiedere i diritti. Ma sa di non averne alcun diritto. E d'altronde nessuno sa chi e’. Se lo e’ scordato pure lui.


Perche’ forse non dobbiamo sempre pagare per i nostri errori. E non per forza abbiamo quello che ci meritiamo. Ma se fuggiamo, dovremo nasconderci. E quella che ci sembrava liberta’ e’, in realta’, un’ altra prigione.

Senza quel meraviglioso panorama.


http://www.youtube.com/watch?v=NyUokO8JTAQ




1 comment:

  1. ...e pensare che sono dovuta andare fino ad Alcatraz per scoprire che Al Capone è la fotocopia di Ugo.

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