Tuesday, October 26, 2010

Febbraio*

Il mese della neve, dei baci perugina, del cappotto di lana.

Il mese del ritorno.

Il biglietto tra le mani. Un sottile foglio di carta che cambia di nuovo la mia vita.

O forse mi riporta in quell’angolo di me dove nulla e’ cambiato.


Come un soldato che torna a casa.

Il nostro abbraccio sara’ silenzioso. Colmo di tutti i pensieri che ho custodito per te.




*Dedicato a Milano

Monday, October 25, 2010

La Casa

Stucchi faraonici. Colonne vittoriane. Decorazioni greco-romane.

E dietro tutta questa grandiosita’, uno scheletro di truciolato. Piu’ simile ad un villaggio bruciato che ad una citta’ imperiale.


Le case americane sono come gli americani. Di primo acchito avrei detto: spettacolari.


Ma ripensandoci, dico: temporanee.

C’e qualcosa di tremendamente provvisorio in quel simbolo- la casa- che per noi italiani e’ cosi’ eterno.

Quello che per noi e’ mattone, per loro e’ compensato. Quello che per noi e’ radice, per loro e’ ramo al vento.


E’ la sindrome del Far West. L’idea che ci sia sempre qualcosa di piu’ lontano da conquistare. L’innata convinzione che la felicita’ sia movimento, cambiamento, evoluzione.


E’ la bandiera americana infilata nella sabbia. Fragile come un muro di carta.









Friday, October 22, 2010

Marketing Virale

Faccio sesso. Viaggio. Vado a fare shopping.

Ho una certa reputazione.


Non mi nascondo piu’, anzi, vado quasi di moda.


All’inizio e’ stata dura, la gente mi giudicava.

Poi sono entrato nella loro vita.

Se sai come prendermi, non ti lascio piu’.


Si compiace, Il Virus, sorseggiando un Bloody Mary nella sua jacuzzi di sangue bollente, mentre fa la diagnosi della sua esistenza.


A San Francisco l’HIV ha un trattamento speciale.

Te lo propongono anche mentre ti provi i jeans o bevi la camomilla.

Cassiere in camice bianco, insegne al neon ospedaliero, volantini in formato cartella clinica: bar e negozi di abbigliamento offrono il test gratuito, decretando l’ingresso del Virus nella nostra piu’ normale quotidianita’.


Il sindaco-primario ha eseguito una radiografia metropolitana, evidenziando i quartieri a piu’ alta viralita’- i 'reparti' con il sangue piu’ cattivo- ed ha prescritto fondi speciali per curare la citta’.


Un’epidemia di trasparenza. Sintomo di una grande civilta’.

Che ci costringe tutti ad essere un po’ piu’ pazienti.

E a pensare positivo.


http://colorlines.com/archives/2009/11/sf_communities_of_color_still_lag_in_aids_treatment.html




Tuesday, October 19, 2010

Arrivi

DLIN, DLON.

San Francisco International Airport.

Il volo da Francoforte e’ infilato tra quelli da Shangai, Singapore, Osaka e Seul.

Albini e asiatici si mischiano in un fiume di razze umane con valigia. I tedeschi si riconoscono dalle lentiggini e dalle scarpe orrende. I cinesi viaggiano in grappoli da venti e si parlano addosso come se si stessero lanciando frecce di insulti. Le giapponesi esplodono di colori e viaggiano con solo bagaglio a mano- avendo gia’ addosso l’intero guardaroba. I coreani non li distinguo- fanno parte di quella categoria orientaleggiante indefinita, quasi metaforica.



In un’altra vita, avrei gareggiato con gli omini dei cartelli per guadagnarmi un posto davanti alla balaustra e festeggiare l’arrivo dei suoceri con esclamazioni fuori luogo e frasi bislacche.

In questa vita americana, invece, mi prendo un caffe’ e mi siedo sulle poltrone davanti all’uscita, dove e’ stato piazzato un mega schermo che riprende i passeggeri in arrivo con un anticipo di trenta secondi- grazie a telecamere strategicamente piazzate prima del varco.

L’idea di scoprire in anteprima che foulard indossi mia suocera mi manda in fibrillazione.



I passeggeri mi sembrano comparse di quei film anni ottanta di serie b, quelli in cui nemmeno il protagonista e’ un attore noto.

Distinguo solo le espressioni facciali dei poveretti a cui hanno mandato il bagaglio in Groenlandia ed ora sono condannati allo shopping di mutande.



Il tempo vola.

Ma la tv tiene a terra l’emozioni.

Allaccio la cintura di sicurezza e spengo ogni dispositivo di elettricita’ positiva.

Sara’ l’abitudine, sara’ il cinquantadue pollici, ma non c’e’ piu’ brivido.

La tecnologia ha ucciso la sorpresa.

E all’arrivo, i miei motori sono gia’ spenti.





Tuesday, October 12, 2010

Privacy*

Privazione.

Silenzio.


Essere privati di un amico.

Essere privati della vita’ che verra’, quando hai solo due anni.

Essere privati della risposta giusta, quando Cesare mi chiedera’ che fine ha fatto Charlie.

Essere privati di un senso. Con la morte che ti coglie di notte, mentre sogni il mare e lo zucchero filato. Tieni in mano il tuo ciuccio azzurro e sai che forse, domani, non si va a scuola.



Voglio mandare una lettera.

E ne ricevo una. Che certifica l’assoluta estraneita’ dell’asilo con l’eventuale natura batterico-virale dell’incidente.


Voglio mandare un messaggio.

E ne ricevo molti: non disertare la scuola, non andare nel panico, non fare causa, non chiedere rimborsi.


Voglio sapere l’indirizzo.

“Ci spiace. Non e’ possibile.

Questione di privacy.”






* Goodbye Charlie


Friday, October 8, 2010

Cosa Vuoi Fare da Grande?

Oliver. 3 anni.

Monopattino arrogante edizione Harry Potter. Maglietta nera “Too Cool for School” con esplosione di marmellata. Caschetto biondo fatto in casa- stile frate francescano. Unghie sporche di fango ed altri detriti di origine indefinita. Bocca incorniciata da pasticcio di caramelle alla fragola. Cartella verde pisello firmata Shrek.


Oliver e’ al suo primo giorno di scuola. Sta entrando ad Harvard.


La sua vita e’ un pezzo di straziante, drammatica letteratura: ogni pomeriggio che passera’ a giocare a baseball, ogni barbecue del 4 luglio, ogni spegnimento di candeline, ogni fantasia sulla compagna di banco, ogni illusione sul futuro, ogni amicizia, ogni sogno, ogni frammento della sua giovinezza avranno una spontaneita’ fittizia. Perche’ ognuno di quei momenti ha gia’ un destino segnato. Una destinazione inesorabile: Wall Street, La Casa Bianca, o al massimo, la Coca Cola.


Dal punto di vista matematico, infatti, il lavoro che trovera’ e’ un logaritmo dell’universita’ che avra’ frequentato, che e’ direttamente proporzionale al liceo, una derivata delle medie, risultato di una somma tra le elementari e l’asilo.

In pratica, la scuola materna influenzera' per sempre la sua possibilita’ di avere successo. Questa e’ la filosofia del sistema educativo statunitense.


La storia e’ semplice: in America le scuole sono come il collegio, cominciano a tre anni e finiscono a diciotto. Conviene scegliere bene da subito.

Le istituzioni pubbliche non offrono accesso alle migliori universita’, pur vantando di esclusivi metal detector ed eccitanti, sporadiche, sparatorie.

Le scuole private, invece- alla modica cifra di venticinque mila dollari all’anno, piu’ centocinquanta per l’universita’- garantiranno ad Oliver un attico a New York, vacanze in Europa ed una fidanzata snob e rompicoglioni.



Nessuno glielo chiedera’ mai, ma forse, per mezzo milione di dollari, Oliver preferiva fare il pompiere.



http://www.hamlin.org/admission/affording-hamlin/index.aspx

Saturday, October 2, 2010

La Franklin

3 Chilometri in 100 secondi.


L’arteria piu’ viva di San Francisco, dove tutto scorre all’infinito: mamme cariche di mocciosi, tassisti incazzati, turisti imprigionati nelle cartine, pendolari sbadiglianti, giovani di indefinita fretta, ciclisti suicidi.

Rumori, brividi, pericoli, soddisfazioni. Malumori, vento e felicita’.


La Franklin e’ come la vita.

Una discesa inesorabile verso l’oceano. Una strada a senso unico che ti riportera' a casa.


Enjoy the Ride.


http://maps.google.com/maps?f=s&utm_campaign=en&utm_source=en-ha-na-us-bk-gm&utm_medium=ha&utm_term=google%20map


http://www.youtube.com/watch?v=3IIZLxSS0hA