Saturday, June 26, 2010

AQUILONI

Beach Street-Fillmore-Marina Boulevard.
Sabato mattina, esco di casa con mio figlio ed in cinque minuti siamo sul lungomare a guardare gli aquiloni della Marina.
Gente che fa jogging, fiumi di biciclette, carrozzine e decine di 'KITERS'.
Cielo terso, aria fredda, isola di Alcatraz in lontananza.
Gli aquiloni disegnano percorsi immaginari sopra le nostre teste.
Non hanno molto senso, gli aquiloni, ma sono bellissimi.

Un po’ come l’amore. Incertezze colorate in balia del vento.
E noi che ci aggrappiamo a quel pensiero con tutte le nostre forze, come se fosse una questione di vita o di morte. Sorridiamo felici contemplando la follia di un movimento senza direzione. Non facciamo domande. Vogliamo solo tenere per mano quel fragile equilibrio.
Eppure basterebbe una folata, o un gabbiano, o un altro aquilone a spezzare quel momento.

E’ mezzogiorno, i bimbi tirano giu’ gli aquiloni, li piegano su se stessi, riavvolgono i fili e li ripongono in squallide buste di plastica, che finiranno in un angolo del garage.

Ed io penso che forse sia proprio questo l’errore. Quando il gioco finisce, ci vorrebbe il coraggio di mollare la presa, di perderlo per sempre, quell’aquilone. Di lasciarlo volare alto nel cielo. E’ quello il suo posto.

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