Sunday, January 2, 2011

Google

Sarebbe potuto essere un giorno come un altro. Io avrei scritto cose tipo “possibili conseguenze-gravi- del mal di gola”, “lezioni di rollerblades alla marina”, “ricetta elementare per vellutata di piselli”, “orari festivi di Victoria’s Secret”...... e tu lo avresti trovato, alimentando la mia inesauribile ipocondria, o l’ improvvisa voglia di novita’, o il mio delirio domestico.


E invece, oggi, mentre tu cercavi il tuo solito miliardo di parole in giro per il mondo, io ho trovato te.


E’ stato come andare sulla luna o scoprire il santo Graal. Elettrizzante. Esclusivo. E non cosi’ faticoso*.


Googleplex. Un incrocio tra una colonia indiana ed un villaggio vacanze per tecnici del computer.

Orientali con la faccia intelligente. Hackers occhialuti con i brufoli. Ingegneri sudati con il panino sotto al braccio.

Tutti con il cartellino. Marchiati come prigionieri, e mesti, come prigionieri.


E non importa quanti ristoranti ci sono, e quanti tavoli da biliardo, e quante biciclette gratuite, perche’ c’e’ un qualcosa di innatamente e palesemente sfigato che pervade l’universo dei cervelloni.

E’ la genialita’ che isola. La timidezza che rende soli. L’arroganza che costruisce un mondo lontano ed intoccabile. E davvero poco affascinante.



Piove, e gli ombrelloni colorati mi fanno tristezza. Nessuno ride, nessuno si diverte. Tutti corrono da una parte all’altra senza parlarsi. Mangiano. E forse vivono li’.

E’ evidente: lavorare per Google non e’ come avere Google che lavora per te.


Penso che avrei quasi preferito non incontrati mai e continuare ad immaginarti come il paese dei balocchi.

Ma d’altronde, chi cerca, trova.




Av


*San Francisco- Mountain View: 30 chilometri